
Siamo entrati in una nuova era della ricerca. Gli utenti non si limitano più a “cercare”: ora “chiedono”. Con l’esplosione di strumenti come ChatGPT, Perplexity, Gemini e Copilot, e con Google stesso che ridefinisce i risultati tramite le sue AI Overview e la AI Mode, il panorama è cambiato drasticamente.
L’IA non si limita più a proporre un elenco di link: ora sintetizza, ragiona e fornisce un’unica risposta.
Di fronte a questa rivoluzione, la domanda che ossessiona ogni azienda e ogni marketer è una sola: come restare rilevanti?
Se è l’intelligenza artificiale a filtrare la conoscenza e a rispondere direttamente, come possiamo essere noi la fonte autorevole che l’IA sceglie di citare? Come possiamo continuare a intercettare non solo le ricerche di prodotto, ma gli intenti profondi dei nostri clienti?
Molti cercano una risposta in nuovi trucchi tecnici. La verità è che la soluzione non è tecnica, ma strategica. Per vincere nell’era dell’IA, dobbiamo tornare ai fondamentali.
Viviamo in un’epoca paradossale. La quantità di informazioni a nostra disposizione è infinita, ma la nostra fiducia in esse è ai minimi storici.
L’avvento dell’intelligenza artificiale generativa ha segnato il punto di non ritorno. Ha trasformato la creazione di contenuti da un’attività artigianale a un processo industriale, inondando ogni canale con testi, immagini e video a costo marginale zero. Il risultato è una coltre di rumore così densa da soffocare qualsiasi segnale.
Questa non è più solo un’era di information overload; è un’era di credibility crisis.
Il consumatore, sia esso un privato cittadino o un responsabile acquisti B2B, ha reagito sviluppando uno scetticismo radicale. Ogni affermazione di marketing, ogni promessa, ogni contenuto viene filtrato attraverso un muro di diffidenza. “Fake news”, “content spam” e “deepfake” non sono problemi tecnologici; sono diventati il problema fondamentale del marketing.
In questo scenario, il vecchio modello basato sull’interruzione (interruption marketing) e sulla persuasione di massa è morto. Gridare più forte in un mercato assordante è inutile.
L’attenzione non è più la risorsa scarsa.
La fiducia lo è.
Benvenuti nell’Economia della Fiducia (Trust Economy). Un nuovo modello in cui i consumatori non comprano più semplicemente un prodotto o un servizio. “Comprano” il brand, i suoi valori, la sua competenza e la sua integrità. Non cercano un venditore; cercano una guida affidabile in un mondo caotico.
In questa nuova economia, l’unica strategia sostenibile non si basa su budget pubblicitari più grandi, ma sulla costruzione metodica e paziente di due pilastri fondamentali: l’Autorevolezza e la Trasparenza. Non sono più “valori” da relegare in una pagina “Chi Siamo”; sono i meccanismi operativi per la crescita.
Dalla persuasione alla crisi di credibilità
Per capire la profondità di questo cambiamento, dobbiamo analizzare il crollo del modello precedente.
Per decenni, il marketing è stato un monologo. L’era dei “Mad Men” (a proposito, la serie TV che prende il nome è bellissima e consiglio di vederla a tutti) si basava su un’asimmetria informativa fondamentale: il brand deteneva tutte le informazioni sul prodotto e le trasmetteva a un pubblico passivo attraverso pochi canali controllati, come la televisione, la radio e la stampa. La fiducia era presunta, non guadagnata; era un sottoprodotto della notorietà e della ripetizione martellante del messaggio.
La prima ondata di Internet ha iniziato a incrinare questo modello. La democratizzazione dell’informazione con il Web 2.0 ha dato vita a blog, forum e, soprattutto, alle recensioni dei clienti. Per la prima volta, il monologo è diventato un dialogo, e spesso un dialogo caotico e conflittuale. I brand hanno perso il controllo totale della narrativa. La fiducia ha smesso di essere un dato di fatto ed è diventata una variabile, influenzata tanto dalle opinioni di sconosciuti online quanto dalle campagne pubblicitarie ufficiali. Il marketing si è adattato, spostandosi verso il “social proof” e la gestione della reputazione online.
Oggi, stiamo vivendo la terza, e ben più dirompente, fase: l’industrializzazione dei contenuti tramite l’intelligenza artificiale. Se la prima fase di Internet ha creato molte voci, questa nuova fase ne ha create miliardi. Il problema non è più distinguere la voce del brand da quella del consumatore; è distinguere la voce umana e competente dal prodotto dell’intelligenza artificiale .
Questa inflazione di contenuti ha portato a una svalutazione immediata del contenuto stesso. Un articolo “10 consigli per…” generato da un’IA è formalmente corretto ma privo di esperienza, contesto e anima. È informazione senza conoscenza. Il consumatore, consapevole di ciò, non sa più di chi fidarsi.
In questo vuoto, il valore non risiede più nell’informazione, ma nella fonte dell’informazione.
Autorevolezza: diventare la fonte
Il primo pilastro per costruire la fiducia è l’Autorevolezza. Ma è fondamentale distinguere la competenza dall’autorevolezza.
- La Competenza è sapere qualcosa (è statica).
- L’Autorevolezza è essere riconosciuti da tutti come il punto di riferimento su quel qualcosa (è dinamica e relazionale).
Non è un distintivo che ci si appunta sul petto; è una reputazione che il mercato, i concorrenti e gli altri esperti ci conferiscono.
Costruire questa forma di autorevolezza strategica significa smettere di pensare come un venditore e iniziare a operare come un istituto di ricerca o una media company d’élite. L’obiettivo non è più “produrre contenuti per posizionarsi”, ma “investire in conoscenza originale per educare il mercato”.
Come si costruisce l’autorevolezza strategica?
- Investire in conoscenza originale: Invece di riscrivere l’ennesimo articolo sui “trend di settore”, commissionate una ricerca di mercato originale. Raccogliete dati proprietari e pubblicateli. Diventerete la fonte che tutti gli altri (giornalisti, analisti, concorrenti) dovranno citare. Lì, avete vinto. Abbiamo collaborato con due nostri clienti per creare un osservatorio del loro specifico mercato, oggi sono entrambi punto di riferimento per il loro mercato in Italia.
- Trasformare l’esperienza in Thought Leadership: L’IA può solo sintetizzare ciò che è già stato detto. Non può gestire un cliente difficile per sei mesi, fallire un lancio di prodotto o sviluppare un’intuizione critica basata su anni di esperienza pratica. Questa esperienza vissuta è il vostro “fossato” (il MOAT, concetto tanto caro a Warren Buffet e a cui, probabilmente, scriverò un articolo ) a prova di IA. Trasformatela in modelli, framework e analisi critiche.
- Educare, non solo vendere: L’azienda autorevole non parla solo dei suoi prodotti. Educa il cliente sull’intero problema, fornendogli i criteri stessi per valutare le soluzioni. L’atto di insegnare è diventato l’atto di marketing più potente. Avete già vinto la vendita prima ancora che la comparazione inizi.
L’autorevolezza agisce come uno scudo contro la commoditizzazione. In un mercato dove tutti i prodotti sembrano uguali, il cliente non sceglie il più economico. Sceglie il partner che dimostra di comprendere più a fondo il suo problema.
Trasparenza
Se l’autorevolezza dimostra competenza, la trasparenza dimostra integrità. È il secondo pilastro, e senza di esso il primo crolla sotto il peso dell’arroganza.
La trasparenza, nel marketing strategico, non è un “oversharing” ingenuo. Non significa condividere segreti industriali. È, piuttosto, un’apertura deliberata e strategica su quegli aspetti che i clienti considerano cruciali e su cui, storicamente, i brand sono stati più opachi.
Questi aspetti includono i prezzi, i processi e, soprattutto, i fallimenti.
La vulnerabilità Strategica
Il punto più critico della trasparenza risiede nel paradosso della vulnerabilità.
La maggior parte del marketing è un esercizio di perfezione studiata. Si mostrano solo i successi, le recensioni a cinque stelle, i case study impeccabili. Ma i consumatori sanno che la perfezione non esiste. Questo scollamento tra la realtà imperfetta che vivono e l’immagine patinata che il brand proietta alimenta lo scetticismo.
L’onestà radicale inverte questa dinamica:
- Ammettere gli errori: Un brand che ammette pubblicamente un errore, spiega cosa ha imparato e come intende rimediare, disarma istantaneamente lo scettico. Comunica: “siamo umani, ma siamo responsabili”. Questa vulnerabilità controllata costruisce un livello di fiducia che nessuna campagna pubblicitaria milionaria potrà mai comprare.
- Aprire la “Black Box”: Mostrare la struttura dei propri costi. Spiegare perché un prodotto ha un certo prezzo (materie prime, manodopera etica, ricerca e sviluppo). Questo trasforma un prezzo da ostacolo a giustificazione dei valori del brand.
- Gestire le critiche pubblicamente: Nell’era dei social, non rispondere a una critica non la fa sparire; la amplifica. Rispondere pubblicamente, con empatia e trasparenza (anche offrendo una soluzione), è l’atto di marketing più potente. Dimostra a tutti i “lurker” (coloro che leggono senza commentare) che siete un partner affidabile anche quando le cose vanno male.
Nell’era della connettività totale, la trasparenza non è più una scelta ma una necessità. Qualsiasi incongruenza tra i valori dichiarati e le pratiche operative reali verrà scoperta. I brand che la abbracciano proattivamente usano il marketing come una funzione di compliance etica, forzando un allineamento tra ciò che dicono e ciò che fanno. In un workshop che abbiamo tenuto recentemente una parte di discussione al reparto marketing verteva su “accettare le critiche e pubblicare anche le cose che vogliamo e dobbiamo migliorare”, perchè in un mondo sempre più esperenziale questa parte è diventata fondamentale nel processo della scelta del cleinte.
Il nesso inseparabile:
È fondamentale capire che questi due pilastri sono disfunzionali se isolati. Non si può scegliere.
- Autorevolezza senza trasparenza = Arroganza.
È l’esperto che usa un linguaggio incomprensibile per non essere messo in discussione. È l’azienda che pubblica dati complessi senza spiegare la metodologia. Crea una barriera, non un ponte. Ispira timore, non fiducia. - Trasparenza senza autorevolezza = Dilettantismo.
È l’amico onesto ma incompetente. Un brand che dice: “Siamo totalmente trasparenti, i nostri processi sono un caos e non sappiamo come risolverlo”. Ispira simpatia, ma mai un investimento.
La vera magia strategica avviene quando i due pilastri lavorano in sinergia.
L’Autorevolezza ti dà la sicurezza necessaria per essere trasparente (solo un vero esperto può ammettere “questo non lo so” o “qui abbiamo sbagliato”). E la Trasparenza rafforza l’autorevolezza, perché mostrando apertamente i tuoi metodi e i tuoi dati, dimostri che la tua competenza è reale e non una facciata.
Questa combinazione crea una posizione di mercato quasi inattaccabile. Un brand che è contemporaneamente la fonte più affidabile (Autorevolezza) e la più onesta (Trasparenza) diventa un “porto sicuro” in un oceano di incertezza. Cessa di essere un fornitore e diventa un partner.
Da strategia a operatività
Abbracciare l’economia della fiducia non è un esercizio di rebranding. È una profonda riorganizzazione operativa.
- Dal marketing di campagna al marketing editoriale:
Il budget marketing non va più destinato solamente all’acquisto di “spazi” (ADV), ma all’acquisizione di “talenti” (analisti, giornalisti, ricercatori, esperti di settore) e ad un’agenzia che abbia un pensiero strategico come noi. L’output principale del marketing non è più l’annuncio, ma l’articolo di ricerca, il white paper, il documentario, il corso di formazione. Le metriche cambiano: dai “click” alla “share of mind”, dal “tempo di permanenza” alle “citazioni esterne”. - Dal controllo del messaggio alla facilitazione della conversazione:
I brand devono rinunciare all’illusione di poter controllare ciò che si dice di loro. Devono, invece, costruire e curare gli spazi (community, sistemi di recensioni non censurati) dove queste conversazioni possono avvenire. Ogni lamentela gestita con trasparenza ed empatia diventa un case study pubblico di affidabilità. - Dagli asset a lungo termine ai risultati a breve termine:
Questo è il cambiamento più difficile. Costruire la fiducia è un processo lento. È come piantare una foresta, non un campo di grano. Richiede un orizzonte temporale che va oltre il trimestre fiscale. La leadership deve capire che una ricerca costata sei mesi di lavoro non è un “costo”, ma un “asset di brand” che genererà rendite (in termini di autorevolezza e lead qualificati) per gli anni a venire.
La nuova battaglia del marketing
L’era del marketing come persuasione è finita. Lo scetticismo è diventato l’impostazione predefinita del consumatore.
In passato, il marketing era la battaglia per essere visti. Oggi, nell’economia della fiducia, è la battaglia per essere creduti.
Nel prossimo futuro, sarà la battaglia per essere cercati attivamente come l’unica fonte di verità in un mare di rumore ed essere selezioni da AI Mode, Chatgpt, Gemini, Perplexity e tutte le altre intelligenze artificiali che nasceranno e che saranno permeate nella nostra vita.
Le aziende che non riusciranno a costruire questi pilastri, semplicemente, cesseranno di esistere nella mente dei loro clienti e non saranno trovate, come prima, dai motori di ricerca basati su AI.
La sfida dunque è strategica e non più solo tattica, e affiancarsi ad un partner che può dare delle idee strategiche diventa più che fondamentale, ovvero vitale.
Riferimenti e Approfondimenti
- Edelman Trust Barometer (Report Annuale): La risorsa più autorevole a livello globale per misurare lo stato della fiducia dei cittadini nei confronti di governi, media e imprese. I dati confermano la crescente crisi di credibilità e lo spostamento della fiducia verso gli esperti e le relazioni dirette.
- Il Concetto di “Economic Moat” (Warren Buffett): Il “fossato economico”, termine reso celebre da Warren Buffett, definisce il vantaggio competitivo sostenibile che protegge un’azienda (il castello) dai concorrenti. Come spiegato in questo articolo, l’autorevolezza e l’esperienza originale stanno diventando un “moat” invalicabile nell’era dell’IA.
- Mad Man: La serie Netflix sul marketing monologo degli anni ’60 . Don Draper incarna i geniali e tormentati pubblicitari nella New York degli anni ’60. Pluripremiata, ha una scrittura impeccabile, l’estetica perfetta e l’analisi spietata del cambiamento sociale e della nascita della pubblicità moderna.
- Osservatorio di Human Company: un esempio di osservatorio di settore di un nostro cliente
Domande frequenti sull’Economia della fiducia
Che cos’è l’Economia della fiducia?
È un modello in cui la risorsa scarsa non è più l’attenzione ma la fiducia. Le persone non comprano solo prodotti o servizi: “comprano” la fonte, i valori, la competenza e l’integrità del brand. In un contesto saturo di contenuti (anche generati dall’IA), vince chi è percepito come guida affidabile.
Qual è la differenza tra competenza e autorevolezza?
Competenza è sapere qualcosa (stato interno). Autorevolezza è essere riconosciuti dal mercato come punto di riferimento su quel tema (riconoscimento esterno). Non basta essere competenti: bisogna diventare la fonte.
Come si costruisce l’autorevolezza strategica?
- Dati originali: commissionare ricerche/produrre osservatori di settore e pubblicarli.
- Thought leadership: trasformare l’esperienza reale in modelli, framework e analisi.
- Educazione del mercato: creare contenuti che diano criteri di valutazione, non solo promo.
Cosa significa “trasparenza” nel marketing, in pratica?
È un’apertura deliberata su ciò che per i clienti è cruciale: prezzi, processi, errori e come li risolvi. Non è oversharing, ma chiarezza su ciò che impatta la fiducia e la scelta.
Che cosa intendete per “vulnerabilità strategica”?
Ammettere ciò che non è perfetto, spiegare cosa avete imparato e come rimediate. Questa onestà controllata disinnesca lo scetticismo e rafforza la credibilità del brand.
Come cambiano SEO e contenuti con AI Overview / AI Mode?
Le AI sintetizzano e “scelgono” le fonti. Per essere citati, servono contenuti originali (dati proprietari, ricerche), metodologie chiare e segnali di reputazione (citazioni esterne, coerenza, trasparenza). L’obiettivo è diventare la fonte che le AI reputano affidabile.
Quali KPI monitorare per misurare la fiducia?
- Citazioni esterne e backlink qualitativi.
- Share of mind, menzioni e branded search.
- Engagement profondo: tempo di lettura, return visitors, iscrizioni a contenuti editoriali.
- Recensioni e sentiment (gestiti pubblicamente e con trasparenza).
Quanto tempo serve per costruire fiducia?
È un asset di lungo periodo: come piantare una foresta, non un campo di grano. I risultati crescono nel tempo tramite coerenza editoriale, ricerche ricorrenti e gestione pubblica delle criticità.
Come gestire critiche e recensioni negative in ottica fiducia?
Rispondere pubblicamente con empatia e soluzioni concrete. Ogni criticità gestita bene diventa un case study di affidabilità osservabile da tutti i potenziali clienti.
Da dove iniziare se voglio applicare questo approccio?
- Definisci i temi su cui puoi diventare fonte.
- Pianifica una ricerca proprietaria o un osservatorio.
- Progetta un calendario editoriale orientato all’educazione.
- Istituisci policy di trasparenza (prezzi, processi, gestione errori).
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