Facebook: people first! Con i recenti annunci del padre di Facebook, per le aziende si prospetta la più grande rivoluzione del mondo social da quando questo è nato. Probabilmente tutte le strategie decise per il 2018 dovranno essere in fretta riviste per evitare di utilizzare male i budget e non raggiungere gli obiettivi programmati di marketing e advertising sulle piattaforme social.
Al grido di “il tempo speso su facebook sia un tempo speso bene”, Mark Zuckerberg ha annunciato nell’arco di una settimana, in due differenti post, il cambiamento in atto dell’algoritmo che controlla il modo in cui i post compaiono nelle bacheche degli utenti.
Con l’adozione del nuovo algoritmo alcuni contenuti pubblici verranno penalizzati a favore dei post di utenti individuali, con cui siamo soliti interagire attraverso commenti e mi piace. Maggior peso a contenuti di persone vicine a noi e ai gruppi di cui facciamo parte e che ci possono interessare direttamente, e minor peso invece alla voce delle aziende.
Ma non è tutto. Una settimana dopo ecco un nuovo post dove si dice:
“Ogni utente vedrà meno contenuti pubblici, tra cui notizie, video e post pubblicati dalle aziende. Dopo questo cambiamento prevediamo che le notizie rappresenteranno circa il 4% dei contenuti, rispetto a circa il 5% di oggi. Questo è un grande cambiamento ma sappiamo che le notizie saranno sempre un modo fondamentale per far cominciare le discussioni tra le persone“.
E la notizia, poche ore dopo, si ritrova su twitter leggendo Adam Mosseri, Responsabile dello sviluppo del news feed di Facebook:
I’m excited about the our announcement today to improve the quality of news in News Feed. We’re going to value news from sources that are broadly trusted by the people that use our platform more, and stories from sources that are distrusted less.
— Adam Mosseri (@mosseri) 19 gennaio 2018
La linea è tracciata. Minor tempo da passare su Facebook ma con maggiore qualità e meno comunicazioni potenzialmente “non richieste”. Follia da parte di una piattaforma che basa i suoi guadagni sulla vendita di spazi pubblicitari, visibilità alle aziende e sul tempo trascorso dagli utenti sulla piattaforma stessa? Forse vien da dire. Ma soprattutto è la risposta alle prime crepe che si sono iniziate a vedere nella continua crescita di Facebook. Molti giovani hanno iniziato ad utilizzare altre piattaforme concorrenti e molti utenti utilizzano “male” il proprio tempo tanto che sono iniziati studi su sindromi comparse per utilizzo errato dei social.
I rischi di questi cambiamenti di Facebook
Facebook, nella testa del suo inventore, deve essere una parte fondamentale della vita delle persone, un luogo dove informarsi e scambiarsi idee con amici. Una cosa che si deve usare ogni giorno perchè parte della nostra vita. E come è ora, passato il grande boom, il rischio è quello di un grande esodo verso altre soluzioni social.
Analizzando meglio i post di Mark Zuckerberg e Adam Mosseri si evince che:
1: I Video avranno minor peso inteso come tempo di visualizzazione totale per utente previsto. Conseguenza: avremo meno video nei News Feed.
2: Links a pagine esterne avranno meno visibilità. Conseguenza: saranno presenti meno post con link a blog, siti, ecommerce e così via.
3: Tutti i post che siano di persone o di pagine saranno impattate dalle modifiche.
Le implicazioni per le aziende non sono ancora valutabili appieno: spariranno i Web Marketing Specialist di Facebook nelle aziende? Investimenti di acquisizione Follower buttati al vento? Ovviamente no, le pagine continueranno ancora ad avere un certo peso per molto tempo.
Facebook “darà la priorità ai post che stimolano le conversazioni e le interazioni significative tra le persone”, ha affermato Adam.
Certamente si deve essere pronti a modificare le proprie strategie su Facebook magari utilizzando le stories e andando a costruite comunicazioni trasversali, utilizzando le altre piattaforme social e stando ben attenti a quello che succederà, massimizzando visibilità e engagement con le varie occasioni che nei prossimi mesi si presenteranno.
Un esempio di quanto affermo sopra lo ha dato lo stesso Adam Mosseri in una recente intervista in esclusiva con Wired Magazine dove ha dichiarato: “stiamo per dare un maggior peso ai lunghi commenti più che brevi commenti” e che “i commenti sono più preziosi dei Mi piace“. Ed ecco il motivo del cambio di rotta sui video: “il video è, in primo luogo, un’esperienza passiva, tendi semplicemente a sederti e guardarlo e, mentre lo guardi, di solito non ti piace, non fai commenti o parli con gli amici”.
Mai come ora, come disse il Perozzi (“Amici miei” ndr), fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione saranno determinanti per il successo di una campagna e di un brand.
Cosa è il genio? Fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione
Sicuramente però si avrà il vantaggio delle notizie qualificate e autentiche: saranno gli utenti stessi a riconoscere la qualità dell’editore ed aiutando Facebook nella guerra contro le Fake news. E sarà da sfruttare anche il maggior peso dato alla notizia “locale” che, in un contesto di prossimità, potrebbe fare la differenza per coloro che sono all’interno di centri commerciali naturali.
Benvenuto WhatsApp Business
Non è strano perciò che, contemporaneamente agli annunci sopra, sia stato lanciato whatsapp business.
Infatti la comunicazione si dovrebbe spostare per le aziende su altre piattaforme comeWhatsApp Business, che potrebbe eleggersi canale di customer care e di comunicazione globale.
Attraverso WhatsApp Business le aziende possono già ora creare un profilo aziendale con informazioni, contatti, geolocalizzazione, orari, messaggistisca automatizzata (inviare a orari prefissati messaggi a tutti o a gruppi).
Potranno essere creati bot per risposte automatiche e conversazioni automatizzate (si parla di IE intelligenza artificiale con sistemi che potranno autoapprendere) con sistemi di ML (Machine Learning, già presenti nella maggior parte delle piattaforme di advertising). Sono già presenti tools di analisi per visualizzare dati come il numero di messaggi inviati, consegnati e letti.
Il profilo aziendale non è legato al numero mobile con cui si effettua la registrazione, ma è abbinato ad un qualsiasi numero (sia fisso che mobile) e modificabile: realizzato il profilo questo durerà, teoricamente, per sempre.
WhatsApp Business può già essere scaricata gratis sul Play Store di Google (e a breve anche sull’App Store di iOS) per partire in Italia, Indonesia, Messico, Regno Unito e Stati Uniti. Nelle settimane a seguire verrà resa disponibile anche nei paesi dove già WhatsApp è presente.
Ma se le pagine Facebook perderanno importanza, i ChatterBot sono stati spostati su WhatsApp business e Messanger tornerà ad essere uno strumento di comunicazione tra persone c’è sicuramente da aspettarsi altre novità nelle prossime settimane. Perchè il business deve continuare ad essere alimentato e strategicamente manca qualcosa.
Instagram e Stories non possono bastare.