Cosa ci ha raccontato il CeBit 2014

Anche quest’anno siamo andati ad Hannover al CeBIT (acronimo di CEntrum für Büroautomation, Informationstechnologie und Telekommunikation) per capire come si muove l’information technologies in Europa.
Il CeBIT e’ probabilmente la più importante fiera al mondo dedicata all’IT (il CES di Las Vegas è più incentrato al prodotto) e sicuramente l’unico momento nel vecchio continente dove innovazione, distribuzione e tendenza si incontrano e si mettono in mostra al massimo delle loro possibilità.

E quello che è saltato agli occhi è quanto siamo distanti come paese Italia dalla Germania, Francia ed Inghilterra. Non per idee di innovazione (lo stand Italia se pur piccolo, conteneva un paio di eccellenze tra cui Visual Engines, spinoff del CNR, con una libreria per Android e iOS per il riconoscimento delle immagini e realtà aumentata tramite app e Rooshu con un metodo interattivo per imparare le lingue), ma per approccio al business e modo di pensare.

Insieme si vince (almeno al CeBIT)

Le aziende tedesche che operano nello stesso settore o sviluppano con lo stesso prodotto (sviluppo magento, prestashop, analisi dati, adwords, drupal e così via) e che quindi in teoria sono in competizione tra loro, fanno sistema ed al CeBIT creano eventi per spiegare ed evangelizzare i potenziali clienti. E così tutti insieme a promuovere quello in cui credono, perchè insieme sono più forti. Poi sarà il cliente a scegliere colui che meglio si integra con l’azienda e soddisfa le proprie esigenze.
E qui si capisce che noi italiani siamo gelosi delle nostre cose e vecchi, attaccati ad un modo di fare promozione e di pensare allo sviluppo che andava bene negli anni ottanta. Già pensare che avevamo uno stand ITALIA, e a 30 metri di distanza uno stand PUGLIA con 11 imprese locali (senza eccellenze oltretutto) fa capire come non ci sia una visione d’insieme…tanto paga pantalone verrebbe da dire.

CODE _N

Ma il punto fondamentale, che ho percepito, è un altro. Un intero padiglione era dedicato alla presentazione al CeBIT delle 50 finaliste del progetto dedicato alle startup CODE_N (code of new – innovazione) di vari paesi (non solo aziende tedesche quindi).
E già questo è un modo di pensare diverso su cui riflettere. Ma la parte, per me devastante, è che la maggior parte di questi progetti erano di ANALYTICS e comprensione del behaviour dell’utente, ovvero comprensione del comportamento utente e predizione dello stesso.
Al centro di tutto è il dato. Anzi, il “BIG DATA”. Le informazioni necessarie per crescere, migliorare ed eliminare o correggere i settori e prodotti che non funzionano le aziende le hanno (o perlomeno esistono gli strumenti per metterle in condizioni di saperle): da queste dati possiamo partire per sviluppare il business. Ed è ciò che ogni giorno spieghiamo ai nostri clienti, e che ancora la stragrande maggioranza delle aziende italiane non ha compreso.
Ma non è tutto. Le applicazioni di analisi in mostra evidenziavano le enormi opportunità che attendono tutti i settori dell’economia, di sfruttare i volumi in rapida crescita dei dati chiamati, appunto, BIG DATA. Soluzioni velocissime adatte ad affrontare l’incredibile crescita dei volumi di dati associati con l’ Internet delle cose attraverso l’utilizzo di architetture complesse conosciute come “intelligent business operations”.

Analytics o morire?

Per noi è importante andare in queste fiere, come il CeBIT, per capire e crescere, ma credo sia arrivato anche il momento per il “Sistema Italia” di crescere a sua volta e rimanere al passo degli altri grandi paesi europei e mondiali, e smettere di andare dietro a stregoni, millantatori e grandi oratori che esprimono come concetti solo “fuffa”. Il rischio di non adottare una metodologia di crescita anche basata sui dati, è rimanere indietro e morire, ed è quello che infatti sta accadendo a questo nostro amato paese.

Tags: