Quando si parla di Google Analytics, si parla di uno strumento di analisi approfondita dei siti web, del comportamento degli utenti e di una serie di numerose altre funzionalità complementari.
Da questo si deduce che, con questo strumento, Google ci permette di comprendere vari fattori che influenzano l’andamento del nostro sito web, tra cui acquisire informazioni importanti relative al posizionamento, una dei servizi fondamentali che la nostra agenzia offre ai propri clienti.
Grazie ad Analytics possiamo quindi sapere l’importanza del nostro lavoro di posizionamento, i risultati che si ottengono e il singolo “valore” di ogni parola chiave. Ebbene…no! STOP! Google ferma il nostro cammino quando si parla di ricerca organica, ponendoci davanti un risultato sorprendente tra le parole chiave che fungono da sorgente di traffico al nostro sito: “not provided”.
Eh? Non mi ricordavo di aver inserito questa parola chiave tra i contenuti e nella meta keywords del mio sito…
Andiamo per gradi. Intanto scopriamo cosa si intende per Google Analytics not provided:
Il 18 Ottobre 2011 Google ha annunciato alcune grandi novità per i proprietari di siti web. Quando una ricerca è fatta su una pagina sicura Google (https://) ed il risultato viene cliccato, il termine di ricerca non viene più reso ai sistemi analitici impostati sul sito di destinazione.
In realtà queste visite appaiono sempre, ma vengono raggruppate in un insieme che in Google Analytics prende la visione di “not provided” (nella tab Ricerca Organica).
Perché Google ha fatto questo?
All’apparenza, la ragione ufficiale è la privacy. Google suggerisce che quelle ricerche che usano una connessione Google sicura non vorrebbero che il loro termini di ricerca venissero passati al sito di destinazione.
Ma siamo proprio sicuri che sia così… per privacy?… Cosa c’è da dire allora sul PPC?
Milioni di attività pagano per pubblicizzare il proprio sito nelle pagine dei risultati di Google, solo sulla base delle keywords che un utente digita.
Ad esempio, se cerchi “notebook economici” ed io vendo notebook economici, vorrei mostrare un annuncio per il mio sito web di notebook proprio davanti ai tuoi occhi. Pago soltanto se clicchi sul mio annuncio, quindi l’unico modo di vedere se l’annuncio ha avuto successo è accoppiare la parola chiave “notebook economici” con l’acquisto di un notebook sul mio sito web. Ma non svaniscono questi dati se un utente sta utilizzando una ricerca sicura?
In verità no. Google sembra dimenticarsi il problema della privacy quando si tratta di pagare gli annunci, perché i siti web che utilizzano Google Adwords continuano a ricevere i dati completi delle keywords come sempre. Ipocrisia? Come dice qualche illuminato analista – “Google ha messo un Prezzo alla Privacy”.
Quando la ricerca è sicura?
Le ricerche Google sicure sono quelle il cui URL comincia con httpS:// anziché http://. Questo significa che le informazioni inviate tra il browser ed il sito web sono criptate.
Puoi essere su una ricerca Google sicura per una serie di motivi:
– sei registrato ad account Google (che può essere il tuo Gmail, YouTube, Google Reader, Google Drive, Analytics, Adwords);
– se sei appena uscito da un account Google, rimani comune in una pagina sicura;
– stai utilizzando Firefox 14 o più che adesso registra tutte le ricerche Google sicure (a dire il vero anche Safari si è adeguato)
– hai semplicemente optato per l’uso della ricerca sicura per tua scelta
Update del mese di ottobre 2013:
Google ha deciso di rendere TUTTE le ricerche sicure (sotto httpS://) e quindi non si otterrà altro che NOT PROVIDED. Quindi il fenomeno Google Analytics Not Provided diventa ancora più di attualità.
Ci sono altre teorie sul perché Google potrebbe aver implementato (not provided)…
Numerosi software di terze part di retargeting/remarketing si basano sui dati delle parole chiave che ricevono da Google (attraverso API e non), facendolo diventare un potenziale business che minaccia i prodotti di Google. Altri hanno suggerito che Google negasse i termini di ricerca così da poterli vendere a coloro che vogliono pagare 150mila dollari all’anno per il Premium Analytics, ma questo è stato dichiarato come un “falso”.
Un approccio differente per contrastare il fenomeno “Google Analytics Not Provided”
La nostra agenzia ha un approccio diverso, o perlomeno ci prova.
Le nostre azioni, come semplici utilizzatori di tecnologia, sono guidate da Google e, volendo o no, siamo obbligati ad adattarci a questo. Google è oggettivamente diventata come società molto “grande e potente”. Tutti gli utenti di internet sono dipendenti dall’uso di Google, e chi lavora nel web, ancora di più. Troppo dipendenti per un’azienda a scopo di lucro, quotata in borsa, che deve rispondere ai propri azionisti. Non ce l’abbiamo con nessuno, anzi abbiamo deciso di certificare le nostre conoscenze (vedi Google Adwords Certified Partner & Ht&t). Capiamo che devono massimizzare i profitti, ma discutiamo sulla gestione della loro responsabilità sociale.
In quanto esperti di marketing digitale, offriamo ai nostri clienti sia conoscenze che servizi per posizionarli (in tutti i sensi), non semplicemente per aumentare il traffico, ma per aiutarli a fare più soldi e profitti. Solitamente i nostri clienti vogliono darci un euro e ne vogliono due indietro. E’ semplice. Molti dei nostri clienti non si curano del loro posizionamento finché il telefono squilla o una mail viene recapitata e gli ordini o i contatti arrivano in azienda.
Detto ciò, la nostra agenzia sta lavorando in maniera diligente per diversificarsi.
Esistono altri software di analisi, e più che altro modelli di analisi da creare ad-hoc. Si alza l’asticella, perché non si può e non si deve valutare un efficace lavoro dalla sola identificazione delle parole chiave che generano traffico.
Può però essere utile, usare qualche tricks per aiutare l’esperto di webmarketing (o il referente aziendale della parte analitica del sito) a leggere qualcosa di interessante su Google Analytics. Noi lo facciamo e lo abbiamo fatto, cercando in rete, parlando con colleghi, e sperimentando. Come sempre sperimentando.
Passiamo quindi all’azione facilitativa:
Google Analytics è una risorsa fantastica per qualsiasi possessore di website. Dai piccoli siti di hobbystica fino alle organizzazioni governative, Google Analytics è una miniera d’oro ricca di informazioni utili sulle tendenze dei visitatori ed il loro comportamento. Ed è gratuita, nella sua versione base, più che sufficiente per la stragrande maggioranza dei siti presenti in rete.
Nel caso delle parole chiave “not provided”, ci ritroviamo con un vuoto nel nostro report di analytics, rendendo difficile per coloro che sono delegati all’analisi, di sapere il ROI di parole chiave specifiche per le quali ci posizioniamo nella ricerca organica.
Fortunatamente ci sono alcune soluzioni alternative che possono rivelarci i dati anche se non in modo diretto.
Come sbloccare i risultati “Not Provided”
Prima di entrare in questa micro-guida, è giusto verificare quanto delle vostre parole chiave sono elencate come “not provided”, e se questi sono in crescita. Avrete bisogno di valutare se vale la pena investire tempo per decodificare questi risultati prima di procedere, dato che nessuna delle tecniche che andiamo ad illustrare assicurano un’unica, certa soluzione.
Metodo 1: Capire il comportamento dell’utente con dei report delle landing pages
Il primo modo di aggirare il problema del “not provided” è di estrapolare da Google Analytics altre informazioni che riveleranno molto sui visitatori e quello che hanno fatto sul vostro sito.
Questo metodo è descritto in dettaglio nel blog “econsultancy” di Dan Barker:
– nel tuo account Analytics, seleziona “Amministrazione”, e poi “Profilo”
– clicca sul nome del profilo su cui vuoi lavorare, e seleziona la tabella dei filtri
– crea un nuovo filtro nel tuo account Analytics
L’obiettivo di questo filtro è estrarre i termini “not provided”. Per fare ciò, estrai l’URL e risiscrivi i due al posto dell’originale testo”Not provided”. Nel caso in cui questo non riveli la parola chiave esatta, può aiutare a capire dove il traffico va e se è necessario scavare più in profondità con le nostre tecniche.
Notare che questo filtro non può essere applicato ai dati storici; entrerà in azione solo per le nuove visite.
C’è una tecnica simile nel blog di Avinash Kaushik che coinvolge la creazione di segmenti avanzati per esaminare a quali landing page i risultati delle parole chiave “not provided” portano.
Metodo 2: usa i Dati delle Sorgenti di Traffico
In Google Analytics, c’è un secondo livello di metriche che possono aiutare a decifrare le parole chiave più popolari. Il report del SEO è strutturato specificatamente per questo obiettivo – sopratutto il report delle Queries.
Se si sta gestendo un sito con molto traffico, le Sorgenti di Traffico non daranno il dettaglio necessario per analizzare correttamente le queries di ricerca e le landing pages; il numero dei risultati che possono essere mostrati, ad esempio, è limitato.
Comunque, per un sito con poco traffico, vale la pena dare un’occhiata a questo report per una lettura basica di cosa capita con la ricerca organica nel vostro sito.
Metodo 3: analizzare i dati di Adwords
Come menzionato all’inizio dell’articolo, “not provided” è solo una questione della ricerca organica. La ricerca a pagamento non ne è influenzata. Questo significa che è possibile girare attorno ai problemi causati dai risultati del “not provided” pagando per Adwords e misurando i tassi di risposta alle parole chiave via PPC. Queste sono mostrate in Google Analytics come “Matched Search Queries”.
Notare ancora che questa non è una soluzione accurata e definitiva. I dati mostrati in Adwords sono solo legati al traffico per il quale avete – non il traffico organico. Comunque, se avete soldi da spendere sulle parole chiave di ricerca, è un altro modo di incrementare la comprensione del comportamento degli utenti, e far diventare la ricerca SEO significativa.
Metodo 4: usa gli Strumenti del Webmaster
Il pannello degli strumenti del webmaster di Google non è in nessun modo così comprensivo e esaustivo come è Google Analytics, ma in questa situazione, le metriche che mette insieme aggiungono alcuni valori. Nello specifico, è possibile avere una vista molto generale delle parole chiave che portano i visitatori al vostro sito nel menù Traffico, sotto Query di ricerca.
Sotto le graffe è possibile trovare una lista comprensibile della performance delle parole chiave del vostro sito web.
Un bel aiuto che regalano gli Strumenti per i Google Webmaster: ci vengono infatti forniti i tassi clickthrough delle parole chiave dalla Google Search. A volte una semplice attenzione in più sui tag dei titoli e le meta description possono aiutare ad aumentare i tassi dei clickthrough di queste parole chiave.
Infine, gli Strumenti per il Google Webmaster ci dicono anche la quantità approssimativa delle impressions che le parole chiave attraggono nella ricerca. Se è risaputo che determinate parole chiave attraggono un buon numero di impressioni, potrebbe essere interesse vostro di investire maggiormente per posizionare queste parole chiave per ottenere più traffico. Un modo di fare questo è semplicemente espandendo i propri contenuti legati a queste parole chiave.
Conclusioni
I dati che vengono restituiti come “not provided” di Google Anaytics sono un argomento controverso, e non c’è una via di accesso sicura all’analisi di questi dati. Comunque, se state perdendo un numero significativo di dati statistici che si trasformano in “not provided”, vale la pena investire un po’ di tempo per superare il problema. Implementando uno o più soluzioni alternative può aiutare a migliorare la comprensione di parole chiave organiche e avere una migliore penetrazione all’interno delle statistiche mancanti.
Se vogliamo essere oggettivi, si complica il lavoro dell’analista di webmarketing, ma alzando l’asticella si offre al mercato anche un “ripulisti” di millantatori che si approcciano a questo mondo (o si sono approcciati…) avvalorando le loro competenze con la semplice lettura di un dato offerto, e non con un più ampio modello di analisi generale di cui il “tab Ricerca Organica su Google Analytics” non poteva e non doveva essere altro che una rotella nell’ingranaggio.